Sinossi

"A me versato il mio dolor sia tutto". Niente meglio di questo verso tratto dalla Canzone al Metauro può sintetizzare il travagliato cammino umano di Torquato Tasso, che viene qui ripercorso e reinterpretato in una prospettiva fortemente originale. Superando le consolidate impostazioni storicistiche, Giampieri mira infatti a penetrare nel fondo della "nevrosi" del Tasso, non solo per illuminarne le intime ragioni psichiche, ma soprattutto per mostrare come essa altro non sia che una spasmodica ricerca di verità condotta al di fuori e contro le convenzioni del tempo, in questo precorrendo e anzi costituendo l'archetipo stesso del poeta moderno, da Nerval a Baudelaire, da Rimbaud a Hölderlin. Così la grande poesia tassiana, a iniziare dalla Gerusalemme liberata, lungi dall'essere un rifugio consolatorio di questo "male di vivere", è il teatro dove meglio si può cogliere, nel sottile stravolgimento delle convenzioni letterarie dell'epoca, l'essenza stessa dell'"aspra tragedia dello stato umano". Una coscienza così tormentata e inappagata non può alla lunga resistere in una società cortigiana che alla "dissimulazione onesta" dei primi decenni del secolo va aggiungendo i pesanti condizionamenti della Controriforma. L'esito finale non può che essere la sconfitta, con la lunga e immotivata detenzione nel manicomio-prigione di Sant'Anna, da cui Tasso esce - e qui questa biografia si distacca dall'interpretazione corrente - certamente mutato ma non spento, ancora capace di inseguire la conoscenza attraverso la poesia.


In copertina: Domenico Morelli, II Tasso demente a Sorrento è riconosciuto dalla sorella (bozzetto, particolare). Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Foto Alessandro Vasari.

Autore

Nato a Monsummano Terme (Pistoia) nel 1947, Giampiero Giampieri è laureato in Lettere presso l'Università degli studi di Firenze e insegna alla Scuola Media. Oltre ad alcuni saggi su riviste: "Tasso tra Amleto e Segismundo, i due versanti del parricidio"; "Rosso Malpelo e Pinocchio: due infanzie in cerca del padre", ha riproposto il canzoniere satirico dell'Abate Paolo Francesco Carli, poeta monsummanese del sec. XVIII.