Sinossi

Il volume è dedicato alla prima fortuna di Dante in ambito lirico, con particolare riferimento alle rime di Nicolò de’ Rossi, Giovanni Quirini e Antonio da Ferrara, emblemi di tre diversi modi di leggere e riproporre al proprio pubblico di lettori e spesso di corrispondenti la poesia dell'autore della Vita Nova e di molte altre liriche di precoce circolazione in area padano-veneta. L’analisi di questo tipo d’imitazione e sequela dantesca, nate già prima della divulgazione della Commedia, è condotta tenendo presente la più antica tradizione manoscritta delle rime dell’Alighieri e degli altri stilnovisti, e individua, oltre che i “luoghi” danteschi più frequentati (raccolti in dettagliate tavole di riscontri in appendice al volume), le diverse tecniche imitative dei principali fra gli epigoni e imitatori danteschi del sec. XIV, distinguendo le riproduzioni più pedisseque di stilemi, lessico e serie rimiche da un’emulazione che tenda invece a riprodurre con maggiore libertà e autonomia la tecnica poetica del modello.

Autore

Giuseppe Marrani ha conseguito nel 2002 il titolo di Dottore di ricerca in Filologia Dantesca presso l’Università di Firenze con una tesi dedicata all’epigonismo dantesco nel sec. XIV. Si è occupato in precedenza della tradizione poetica italiana dei secc. XIII e XIV, e in particolare delle rime di Rustico Filippi di cui ha curato un’edizione commentata (1999). Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università per Stranieri di Siena e partecipa alla redazione del progetto «Lirica italiana delle Origini (LIO), Repertorio della tradizione poetica italiana dai Siciliani al Petrarca» promosso dalla Fondazione Ezio Franceschini.