Giovanni Gentile

Il concetto della storia della filosofia

Collana: La Nuova Meridiana, 56
2006, 262 pp.
Temi: Filosofia
ISBN: 9788860870384

Edizione cartacea

  • Brossura € 20,00

    Non disponibile Non disponibile Non disponibile

Edizione digitale

Sinossi

Contributi di Giuseppe Cacciatore, Claudio Cesa, Girolamo Cotroneo, Luciano Malusa, Francesca Rizzo e Alessandro Savorelli.
Quando Gentile si trasferì da Napoli a Palermo, per assumere la titolarità della cattedra di Storia della filosofia, in pratica sancì il distacco da Croce. La Prolusione su Il concetto della storia della filosofia costituisce il primo dei saggi concepiti nell’Ateneo palermitano, con i quali Gentile pone in discussione il concetto di storia e di filosofia.A Piero Di Giovanni si deve l’idea di pubblicare il testo di tale Prolusione, con il contributo di eminenti studiosi (Giuseppe Cacciatore, Claudio Cesa, Girolamo Cotroneo, Luciano Malusa, Francesca Rizzo, Alessandro Savorelli), allo scopo di riproporre, all’alba del terzo millennio, la funzione e il carattere della storia della filosofia. Riprendendo l’assunto della Prolusione gentiliana, Di Giovanni suggerisce di superare lo steccato tradizionalmente posto tra filosofia e storia (della filosofia); ma soprattutto suggerisce di tornare alla tradizione della cultura filosofica italiana nell’ampio contesto della cultura europea contemporanea.

Autore

Giovanni Gentile (Castelvetrano, 29 maggio 1875 – Firenze, 15 aprile 1944), filosofo e storico della filosofia, fu uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e un importante protagonista della cultura italiana nella prima metà del XX secolo. Discepolo alla Scuola normale superiore di Pisa di D. Jaja (che lo avvicinò al pensiero di B. Spaventa), di A. D'Ancona e di A. Crivellucci; professore nelle università di Palermo (1906-13), Pisa (1914-16), Roma (dal 1917); direttore (1929-43) della Scuola normale superiore di Pisa, di cui promosse l'ampliamento e lo sviluppo; collaboratore con Benedetto Croce per un ventennio nella redazione della «Critica» e nell'opera di rinnovamento della cultura italiana; fondatore (1920) e direttore del «Giornale critico della filosofia italiana»; ministro della Pubblica Istruzione (ott. 1922 - luglio 1924); senatore del Regno (dal nov. 1922); socio nazionale dei Lincei (1932); presidente dell'Accademia d'Italia (dal nov. 1943). Considerò il fascismo come il continuatore della destra storica nell'opera del Risorgimento, e ad esso aderì; ma si tenne lontano, soprattutto nella collaborazione intellettuale, da ogni intransigenza verso persone di opposti convincimenti. Dopo essere stato ministro della Pubblica Istruzione, abbandonò la politica attiva, dedicandosi, oltre che agli studi, alla promozione e organizzazione d'imprese culturali (tra cui l'Enciclopedia Italiana, di cui fu anche il direttore scientifico). Il 24 giugno 1943 riapparve alla ribalta politica con un discorso sul Campidoglio, in cui auspicava, come italiano e "non gregario di un partito che divide", l'unione di tutte le forze per la salvezza del paese, che era sull'orlo della sconfitta. Nella seconda metà di novembre fu nominato da Benito Mussolini presidente dell'Accademia d'Italia, trasferita in quei frangenti a Firenze. E a Firenze fu ucciso da un gruppo di giovani aderenti ai GAP (gli scritti suoi di quel tragico periodo furono poi raccolti dal figlio Benedetto nel volume G. Gentile: dal discorso agli Italiani alla morte, 1950 - Ristampa 2024, Le Lettere).