Sinossi

Un padre. L'articolo inderminativo del titolo potrebbe apparire paradossale dal momento che l'autrice è la figlia dello psicanalista Jacques Lacan. Ma proprio con questo titolo Sibylle Lacan esprime il suo intento: «parlare del padre che Jacques Lacan fu per me, non dell'uomo in generale, e men che meno dello psicanalista».Non un romanzo, non un'autobiografia, ma un puzzle: un padre e una figlia, i loro gesti che si compongono e si scompongono sotto i nostri occhi. Un rebus di amore e memoria, risentimento e passione, del quale si cerca di venire a capo. Avvertenza dell'AutriceQuesto libro non è un romanzo né un'(auto)biografia romanzata. Non contiene neppure un grammo di fantasia. Non vi si troverà alcun dettaglio inventato allo scopo di infiocchettare il racconto o di arricchire il testo. Il mio intento è il seguente: far emergere dalla mia memoria tutto ciò che è accaduto di importante, di forte - tragico o comico -, tra mio padre e me. Parlare del padre che Jacques Lacan fu per me, non dell'uomo in generale, e men che meno dello psicanalista. È un'opera puramente soggettiva, fondata sia sui ricordi del mio passato che sulla visione delle cose a cui sono giunta oggi.Ho scritto il primo foglio di getto, una notte d'agosto del 1991. Perciò, in un certo senso, è il più perfetto. Ho scritto così per tutta la vita, in modo spontaneo, impulsivo, senza correzioni successive. Per me era una questione di principio. Sfortunatamente, funziona soltanto per testi estremamente brevi, e in questo caso, invece, ho dovuto lavorare anche in seguito: correggere, cercare la parola giusta, depurare il più possibile il racconto. Senza contare lo sforzo di memoria estenuante.Il sottotitolo puzzle nasce dal fatto che questo testo non è stato concepito tutto di seguito. Ho scritto quelli che chiamo pezzi nel disordine, o meglio nell'ordine della loro comparsa imperiosa nella mia memoria, risolvendomi, perché non poteva essere altrimenti, a metterli a posto soltanto alla fine. Ho scritto in certo qual modo alla cieca, senza un disegno preciso, senza sapere a quale quadro, a quale immagine sarei giunta una volta messi insieme i pezzi, i frammenti, le tessere.Infine, vorrei dare al lettore non iniziato alcune indicazioni sulla topografia familiare. Blondin è il cognome da ragazza di mia madre, che riprese dopo aver divorziato da mio padre. La mamma è la prima moglie di Jacques Lacan, mio padre. Ha avuto da lui tre figli: Caroline, Thibaut e me. Bataille è il cognome della seconda moglie di mio padre. Insieme hanno avuto una figlia, Judith, che ha portato il cognome Bataille, perché, quando lei venne al mondo, i suoi genitori non erano ancora, né l'uno né l'altra, divorziati dai loro primi coniugi. Miller è il cognome acquisito da Judith dopo il suo matrimonio con Jacques-Alain Miller.Per quel che riguarda i luoghi, dovrebbe essere evidente, nel testo, che rue Jadin indica l'appartamento in cui siamo vissuti, mia sorella, mio fratello e io, con la mamma fino a quando, diventati adulti, ce ne siamo andati per la nostra strada. Quanto a rue de Lille, chi non sa che lo studio del dottor Lacan era situato al 5 di rue de Lille, a Parigi?