Una frontiera molto sottile separa la letteratura da quell’altro ordine dello spirito dove senza tenere troppo conto di sé, l’arte e l’essere si confondono. È in quest’ambito che si è sempre mossa Fina Gracía Marruz, così come avanzava nella festa la giovane della ballata irlandese, il cui semplice passo orientava poco a poco tutto verso la poesia. Fin da piccola, e senza che lei o gli altri potessero porvi rimedio, cominciò a irradiare la sua strana luce intorno a sé, trasformando le sue zie nelle commoventi creature che si possono vedere in Gli sguardi perduti, e i quartieri, i parchi i bambini nei quartieri, nei parchi e nei bambini più veri che nessuno abbia mai sognato. […] In questo libro, scritto nell’idioma che Fina Gracía Marruz chiede per sé – «voglio scrivere con il silenzio vivo» – si trovano alcune delle poesie di più appassionata bellezza che siano state composte in lingua spagnola da quando ha visto la luce il 1900. Eliseo Diego
Fina García Marruz (L’Avana 1923) è una delle figure poetiche più rappresentative del panorama cubano contemporaneo e una delle voci fondanti della poesia ispanoamericana del secolo scorso. Studiosa e critica letteraria di grande valore ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua opera, sia poetica sia saggistica, l’ultimo dei quali è stato nel 2007, in Cile, l’importante Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda.