Sinossi

A cura di Alberto Beniscelli e Quinto MariniRicordando Franco Croce nel decennale della sua scomparsa, il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Genova propone una raccolta di suoi saggi e recensioni con l’intenzione di recuperare testi quasi introvabili e soprattutto di riscoprire anche attraverso le tappe meno salienti il lungo e innovativo lavoro di critico del Barocco. I materiali di questa antologia vanno dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento, allorché Croce comincio a collaborare con Walter Binni alla rifondata «Rassegna della letteratura italiana» curando le recensioni del Seicento, fino ai primi del Duemila (del 2002 è l’Introduzione al Barocco del convegno “I capricci di Proteo”, quasi un testamento metodologico) e intrecciano resoconti, discussioni, indagini, in un’articolata trama intellettuale, entro la quale le monografie su Carlo de’ Dottori e su Federico Della Valle, oppure gli studi sul Marino e il marinismo confluiti in Tre momenti del barocco letterario, trovano adeguate preparazioni o ricadute nelle recensioni ad atti di convegno, a edizioni e alle grandi antologie del Barocco di Getto, di Ferrero, di Muscetta, di Asor Rosa. Altrove sono saggi più autonomi, ma tutti di singolare spessore innovativo (come quello sull’Aminta, sulla poesia popolare di Giulio Cesare Croce, sull’«intellettuale Chiabrera», sul Barocco genovese, ecc.), a ricostituire il percorso di un’appassionata ricerca ancora capace di produrre i suoi frutti.

Autore

Franco Croce (1927 – 2004) ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Genova per quasi un cinquantennio, iniziando a lavorare accanto a Walter Binni e contribuendo alla rifondazione della «Rassegna della letteratura italiana». Su questa rivista pubblicò molti dei suoi studi e contribuì alla nuova critica sul Seicento con monografie come Carlo De’ Dottori (1957), Federico Della Valle (1965), Tre momenti del barocco letterario italiano (1966). Altro suo fondamentale interesse fu l’opera poetica di Montale con i volumi Storia della poesia di Eugenio Montale (1990) e La primavera hitleriana e altri saggi (1997). Incessante fu inoltre il suo impegno di  lettore e interprete di Dante, nonché di critico militante, attento agli sviluppi dei principali poeti del Novecento (oltre a Montale, Caproni, Giudici, Luzi).