Karl Popper è tra i più noti filosofi ed epistemologi del secolo scorso. La sua riflessione abbraccia campi che vanno dalla metodologia della scienza alla filosofia politica, dall’epistemologia agli studi sull’evoluzione della conoscenza.Meno note e scarsamente tematizzate sono invece le sue riflessioni sulle scienze sociali e in particolare sulla sociologia. Nel presente saggio viene proposta una sociologia di Karl Popper, ossia quella sociologia sui generis che Popper elabora basandosi su tre momenti: una critica severa ai pensatori della sociologia classica, Pareto, Durkheim, Weber, Comte; una teoria sostantiva dell’individuo e delle istituzioni; ed una metodologia imperniata sull’individualismo metodologico e sulla logica situazionale. A sua volta tale prospettiva è alimentata da un’idea della società che, lungi dall’essere ridotta alla mera somma di individui, si colloca su di una posizione intermedia, sebbene solo abbozzata, tra il sociocentrismo durkheimiano e l’individualismo alla Hayek. Dal volume emerge, nel complesso, la figura di un autore che è utile conoscere e approfondire, sia sotto questo nuovo versante interpretativo, sia sotto l’aspetto di una valutazione originale e inconsueta del rapporto tra sociologia e filosofia.
Andrea Borghini è Professore Associato di Sociologia Generale e Sociologia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa.Ha da tempo intrapreso una rilettura analitico-critica del pensiero socio-politico di Popper, (si vedano, tra gli altri, gli studi Karl Popper. Politica e Società, 2000; Quale utopia? Il controverso contributo di Karl Popper, in La società degli individui, 2006) nel quadro di un più ampio lavoro di ricerca sulle implicazioni sociali ed epistemologiche dei processi di potere nelle società complesse (Metamorfosi del Potere. Stato e società nell'era della Globalizzazione, 2003).