La Quarta di MATHIAS ÉNARD
Il grande scrittore e traduttore francese ha scritto per noi la quarta di copertina del primo numero della nuova serie di the Florence Review con il proprio punto di vista sull'Orizzonte.

Aperto, remoto, possibile – cosa si nasconde dietro l’orizzonte, o davanti ad esso, cosa può fare la scrittura per attraversarlo o contemplarlo: l’orizzonte è una ferita, una piaga, un passato e un futuro, una benda da mettersi sugli occhi prima dell’esecuzione, un paesaggio senza via d’uscita, una sconfitta, una frustrazione costante, un futuro mai raggiunto, un passato impossibile da dimenticare, un animale (sì, l’orizzonte è anche un animale) feroce, che si presenta come una montagna, pericolosa e struggente, un animale che morde quando lo si avvicina; l’amore è un altro orizzonte che non si può toccare, non più dell’oblio, niente, né Dio, né gli angeli, né la Madonna si scorgono in questo orizzonte di lettura, insieme di possibile, di abbracci, di scoperte e di insetti fitofagi, niente, nient’altro che l’oggi, il qui e ora, che ci viene incontro mentre sfogliamo le pagine, perché l’orizzonte avanza, ci vuol divorare, l’orizzonte vuole vederci scomparire, soprattutto l’orizzonte di una linea, di una lettera, l’orizzonte d’attesa, i tetti di Firenze e la letteratura. | Open, remote, possible — what lies behind the horizon, or in front of it, what can writing do to cross it or encompass it: the horizon is a wound, a sore, a past and a future, a blindfold to be put on before execution, a landscape with no way out, a defeat, a constant frustration, an unreached future, a past impossible to forget, an animal (yes, the horizon is also an animal) that is fierce, that looks like a mountain, dangerous and poignant, an animal that bites when you approach it; love is another horizon that cannot be touched, no more than oblivion, nothing, neither God, nor angels, nor Our Lady can be glimpsed in this horizon of reading, of possibility, of embraces, of discoveries and phytophagous insects, nothing, nothing but the here and now which comes towards us as we turn the pages, because the horizon advances, it wants to devour us, it wants to see us disappear, above all the horizon of a line, of a letter, the horizon of waiting, the roofs of Florence and literature. |