Redazione Le Lettere
 03/07/2020

Si racconta che l’aspirazione più alta di uno scrittore sia quella di essere scambiato per un personaggio dei suoi libri. Nella vita di Luis Sepulveda non c’è distinzione tra realtà e letteratura poiché ha marcato l’immaginario dei suoi lettori assumendo i tratti di un personaggio romanzesco. Guerrigliero, giornalista, attivista, esule politico e viaggiatore dal passo ostinato e contrario, è stato soprattutto uno scrittore perché ha denunciato le repressioni e ingiustizie con il racconto. La fantasia per fotografare la realtà. Non amava la cronaca puntigliosa, credeva che la letteratura fosse finzione e intrecciava i fili della narrativa per dare vita a personaggi malinconici e trame avventurose in cui sembrava di intravederlo perché raccontavano la sua storia: l’adolescenza, la prigionia in Cile, l’amore inseguito della sua Pelusa, Carmen Yanez sua moglie. Sepulveda fin da bambino cresce con l’ardore ribelle tramandato dallo zio Pepe e dal nonno Gerardo, un anarchico Andaluso che fuggì in America del Sud per evitare una condanna a morte che pendeva su di lui. Nel paese di Ovalle, nella provincia del Valparaiso in Cile conosce i romanzi di viaggio di Melville, Salgari e Condrad. Si inscrive a quindici anni alla gioventù comunista, rispondendo alla richiamo alla ribellione dei Sepulveda. Il suo esordio letterario si consuma tra i banchi di scuola con un racconto sulla signora Camacho, professoressa di storia: “ era il 63’ ci innamorammo tutti della signora Camacho, una pioniera della minigonna di cui scrissi alcune pagine che finirono nelle mani del preside che bollò il racconto come pornografia quando si trattava di letteratura erotica”. Con il suo secondo racconto Cronicas de Pedro Nadie ottiene una borsa di studio all’università di Lomonov in Russia. Verrà cacciato per atteggiamenti contrari alla morale proletaria, la versione non ufficiale sostiene che fu allontanato per una relazione con una professoressa.

Nella primavera di quell’anno 1970, un medico socialista dallo sguardo fiero con gli occhi che si muovevano repentini dietro gli occhiali, che era stato Ministro della Salute, si candida come Presidente del Cile. Sepulveda entra a far parte della sua guardia personale e nel settembre di quello anno, Salvador Allende diventa Presidente del Cile per quarantamila voti rispetto al candidato conservatore Jorge Alessandri. Le traiettorie dei due si sovrappongono e Sepulveda protegge il presidente, ne osserva il volo verso un paese più equo e libero. Dopo tre anni di governo, nel settembre del 1973, un colpo di stato delle forze armate cilene ordito dagli Stati Uniti destituisce il presidente Allende. Sepulveda lascia il Palazzo presidenziale della Moneda poco prima che il presidente si suicidi. I militari del nuovo governo Pinochet lo arrestano e lo torturano per sette mesi in una cella grande abbastanza per rimanere in piedi. Condannato all’ergastolo, la sentenza viene commutata in una pena di otto anni da scontare in esilio.

Sepulveda perde i legami con il suo Paese. L’esilio lo porterà a viaggiare e a girovagare alla ricerca di una terra nuda e libera che gli somigliasse. Partecipa alla guerra di liberazione in Nicaragua, gira per il Sud America e si stabilisce come giornalista, ad Amburgo. Come un eroe letterario, è inseguito dal suo passato e si mette alla ricerca di una donna che ha amato in maniera ostinata e che la dittatura in Cile gli ha privato. A Göteborg vent'anni dopo, Luis ritrova Carmen Yanez, la donna da cui aveva avuto un figlio, Carlos, anche lei torturata e imprigionata durante la dittatura di Pinochet. Dopo essersi risposato con Carmen, si è stabilito nell’Asturie a Gijon insieme ai suoi figli scrivendo romanzi che sono diventati patrimonio di tutti. Sepulveda è diventato un cittadino cileno esiliato nei suoi libri e nella fantasia dei suoi lettori. E’ stato uno narratore contromano perché ha riempito la sua storia di letteratura. Non ha portato la sua biografia nei suoi libri ma ha inzuppato la sua vita nella fantasia dei suoi personaggi. Suo nonno Gerardo gli diceva: “Devi capire che la battaglia per la vita la perdiamo nel momento stesso della nascita: il vero eroismo è affrontarla. E battersi.” Luis Sepulveda ha eletto la letteratura come forma più alta di resistenza.