Vittorio Calef
 10/02/2023

Quel giorno c’era un treno con mete precise: dalla città passava per la campagna e finiva la sua corsa a ridosso del mare, rotta da fermate che sembravano tutte definitive. Io sedevo sopra una valigia non mia (sulla mia ch’era piccola aveva preso posto una giovane leggera e sparuta; era sua la valigia grossa e pesante che mi ospitava: e questo patto ci legava già gli occhi); sedevo tra una maggioranza di cameriere che avevano padroni in prima classe, avviati alla villeggiatura felice. C’era anche un marinaio in licenza, seduto sopra un mio pacco di libri: teneva segretamente un lembo della gonna agitata di una ragazza. Il vento che la corsa del treno riversava dai finestrini era troppo disposto alla scoperta delle sue gambe ben fatte; dopo averle ammirate con occhi onesti, e stupiti piacevolmente, il marinaio tratteneva quella gonna fiorita e si sentiva signore assoluto di ciò che copriva. Là di fronte c’era un giovane piuttosto seccato: voleva per forza narrarci la propria vita; soltanto il nostro riserbo e le gambe nascoste della ragazza che l’ispirava erano riusciti a farlo tacere. Ma il dialogo nacque alla fine. «Bisogna essere onesti» disse una cameriera alla giovane leggera e sparuta: e raccontò la fuga di una sua amica con gli orecchini della signora. Il marinaio sorrise, approvando; ma, forse ignaro, lasciò sfuggire la gonna fiorita, e il vento ci mostrò la gamba perfetta. «Ho molto amato il mondo degli uomini», disse il giovane ispiratissimo. «E sono ancora un bambino che ha bisogno d’invecchiare in fretta per ritornare bambino». Dopo una pausa gridò: «Io ho bisogno di lottare perché sento il bisogno d’aver lottato». La cameriera gli regalò una pesca e quattro biscotti. Si schermì, ma poi mangiò con tale avidità che le parole dette apparvero più che altro pubblicitarie. Il marinaio le offrì una sigaretta; ma non fumava. Io continuai il discorso con la cameriera: «L’onestà è la coerenza» dissi. «Essere buoni o cattivi, vale a ricordarsi o no di quel che siamo stati». Corresse bene, ma senza aver capito: «I cattivi sono sempre cattivi». Per me rispose il giovane sazio: «Nessuno gode del male fatto. Ma purtroppo ignoriamo il male del nostro tempo; tranne quello dei ladri e degli assassini, quello dei seduttori». Aggiunse forse: «Ma essi sono bestie pazze». La giovane leggera e sparuta volle che accettasse un’albicocca. Rifiutò alla debole insistenza; voleva ancora parlare. La ragazza fiorita nella gonna toglieva intanto gli occhi dalla campagna, e i capelli dal vento. Tutti guardò intimamente; e tutti parlammo con frasi di richiamo per attirare sulla guancia, ciascuno più a lungo, la carezza degli occhi. «Una cosa soltanto è necessaria» disse con calma matura. «Non essere stupidi e pigri». Rispose il giovane con voce pesante: «Io sento il bisogno di lavorare, di avere esperienza per diventare maturo». Rispondemmo tutti con frasi d’assenso (e mangiavamo intanto le albicocche della giovane leggera sparuta). Ma il marinaio, ignaro forse, lasciò di nuovo la gonna fiorita, e il vento ci mostrò la festa di quelle gambe. A tutti godeva la bocca di albicocche sugose. E sorrisero gli occhi lustri al nuovo spettacolo. «Stupidi!» quasi gridò, coprendo le gambe perfette; e, per offenderci meglio, volle gridare anche «Pigri!» senza ragione. E ridiede i capelli al vento, e gli occhi alla campagna.

I volumi
In una prosa intitolata Per collezionisti poveri, Walter Benjamin ha scritto che esistono libri che non occupano più di due centimetri nello scaffale di una libreria e, ciò nonostante, hanno saputo rappresentare il loro tempo meglio di monumentali “opere complete”. È questo genere di “collezionismo povero” che a suo giudizio andrebbe promosso: la riscoperta di «libri invecchiati» «che attendono inermi il collezionista che dia loro asilo»
Vittorio Calef
2022, pp. 142
ISBN: 9788893662772
€ 14,00  € 13,30
Vita Nova, 14
2022, pp. 142
ISBN: 9788893662772
€ 14,00  € 13,30