Arcangelo Mazzoleni
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Arcangelo Mazzoleni, nato a Catania, vive e lavora a Roma dove si è laureato con lode in Lettere all’università La Sapienza con una tesi di letteratura italiana moderna e contemporanea e ha conseguito il diploma di regìa al Centro Sperimentale di Cinematografia, presso cui ora insegna scrittura creativa. Poeta, saggista, critico, drammaturgo, artista visivo, è autore di documentari e regìe per Rai Cultura e Rai Letteratura. Ha pubblicato i volumi di poesia: L’uomo plurale (1980), finalista Premio Biella Opera Prima 1981, Le galassie incognite (1989) e Gloria dell’istante (2006), primo premio Poesia Opera edita Città di Leonforte 2007; testi teatrali scritti con Mariella Buscemi e rappresentati in teatri Stabili con la sua regìa (Guernica: Romancero della guerra di Spagna, Euridice, Diktat: Il tempo del Titano, L’occhio selvaggio) e diversi studi di narratologia (linguaggi visivi e teorie del cinema), adottati dalle Università e tradotti anche all’estero. Critico letterario e d’arte, ha collaborato per anni come corrispondente da Roma alla pagina culturale del quotidiano La Sicilia. I suoi saggi sono pubblicati su periodici, cataloghi d’arte e in Atti di convegni. È stato consulente letterario e editor degli adattamenti per la Direzione nazionale Rai Fiction. Ha insegnato linguaggi cinematografici all’Università di Roma Tor Vergata e sceneggiatura nei corsi Rai-Script per i nuovi sceneggiatori.
Come “riconoscimento alla sua ricerca artistica multimediale” l’Istituto Nazionale per la Grafica-Calcografia, col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, gli ha dedicato la mostra antologica Arcangelo Mazzoleni: Il mondo al fuoco dello sguardo. Film, video, foto, disegni e tecniche miste su carta e un libro (catalogo Novi Editore) che ne ripercorre le esperienze ed è arricchito da vari testi critici, anche personali, di riflessione teorica.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna, con la Giornata di studio Corpi e mondi in vertigine: Film e Poemi di Arcangelo Mazzoleni, Roma 2018, ha presentato la sua poesia ed i film d’artista che, restaurati digitalmente dal Centro Sperimentale e conservati nel Fondo storico a suo nome, sono anche nella collezione di The Film-Makers’ Cooperative di New York. In tale occasione la sua ricerca poetica e filmica è stata mostrata in un contesto unitario al fine di sottolineare la centralità della poesia nelle varie forme espressive da lui praticate.
È stato Alberto Moravia per primo a sottolineare questo connubio quando, recensendone i film Aurélia e Lo spazio interiore, ispirati all’Aurélia di Gerard de Nerval e a Henri Michaux, ha scritto su L’Espresso: Ci troviamo di fronte a due composizioni che in letteratura sarebbero due poemi... Si prova di fronte a questo veloce susseguirsi di martellanti illuminazioni, la sensazione che l’artista sia alla ricerca dell’immagine definitiva.
La natura visionaria della sua ricerca fra poesia e cinema è stata rimarcata da Nelo Risi che ne ha messo in evidenza il linguaggio immaginifico e la vibrata protesta morale ascrivendo Mazzoleni nel novero dei poeti fantastici e metafisici: Lo scrivere per immagini è proprio dei poeti fantastici... Mazzoleni si batte e si dibatte contro la degradazione e la disumanizzazione dell’epoca, vuoi con fierezza vuoi con disgusto, ma la sua è una vergogna metafisica, di chi sa che l’uomo si è allontanato da se stesso, dal suo fondamento (Prefazione del libro d’esordio L’uomo plurale). Molti anni dopo Mazzoleni gli dedicherà il documentario Nelo Risi, poeta e regista. Ritratto di Arcangelo Mazzoleni, realizzato per Rai Cultura e ora sul portale Rai Letteratura.
La ricerca intersemiotica fra letteratura e film si è sviluppata negli anni con altre opere cinematografiche intrise di riferimenti letterari, come il filosofo Franco Rella ha puntualmente evidenziato: Il film Le temps des Assassins di Mazzoleni, ispirato al poema in prosa Matinée d’ivresse, non è solo un’opera straordinaria, ma è anche una straordinaria esegesi della veggenza di Rimbaud... È uno spazio in cui l’io e le cose perdono il loro statuto abituale, e dunque si mostrano orribili, spaventose, e al contempo meravigliose, perché, come ha scritto Rilke, la bellezza è sempre all’inizio tremenda” .
“Viaggi onirici”, “poemi visionari”, “sinfonie visive” sono stati via via definiti dalla critica gli altri suoi film: Anabasi e Catabasi ispirati a Eraclito, Freud e Saint-John Perse; Da corpo a cosmo e Mandala opus#7 a suoi poemi; Sole nero a Nerval e Giovanni di Patmos; Allegoria della luce e dell’ombra a Jorge Luis Borges.
Attualmente sta preparando un’autoantologia delle sue quattro raccolte poetiche, da lui concepite come un’opera unitaria, una quadrilogia che – pur nella molteplicità dei temi e delle forme e nelle diverse modulazioni del tempo storico – partendo dalla seconda metà dei Settanta arriva ad oggi.
Un altro fronte espressivo è rappresentato dalla scrittura del suo memoir, un’opera in progress dove, affrontando una forma letteraria libera, sperimentale (che si situa all’incrocio fra la poesia, con i poemi in prosa per le parti più autobiografiche, il memoriale e il saggio per quelle più discorsive: in una prospettiva da lyric essay), racconta, fra i tardi anni Cinquanta, l’esplosione libertaria del ’68 e la partecipazione all’“ala creativa” del Movimento del ‘77, la formazione e la nascita della sua vocazione d’artista.