Giovanni Gentile

Teoria generale dello spirito come atto puro

Collana: Giovanni Gentile-Opere complete, 3
1998, VIII+280 (2.a ristampa della nuova edizione 2012) pp.
ISBN: 9788871667393

Edizione cartacea

  • Brossura € 18,00  € 17,10

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Sinossi

Il volume, pubblicato per prima volta nel 1916 e scaturito da una serie di lezioni tenute all’Università di Pisa dove Gentile insegnava Filosofia teoretica, rappresenta l’esposizione organica dell’attualismo nel quale la dialettica del pensato è sostituita dalla dialettica del pensante e lo spirito è inteso come svolgimento. La realtà pertanto è autoctisi, posizione di se stessa, pensiero in atto per cui il molteplice non esiste di per sé, ma all’interno dell’atto che lo pone e che continuamente lo colloca all’interno di uno spazio e di un tempo. Di qui il superamento di ogni particolarismo (inteso come male in sede morale e come errore in sede teoretica) in un processo di universalizzazione nel quale la filosofia è la stessa storia della filosofia, riportando sia la religione sia l’arte nella storia universale dello svolgimento dialettico dello spirito. La Teoria generale dello spirito come atto puro può essere considerata come una delle espressioni più complete dell’attualismo ed è considerata un’opera fondamentale nella storia della filosofia italiana del Novecento.

Autore

Giovanni Gentile (Castelvetrano, 29 maggio 1875 – Firenze, 15 aprile 1944), filosofo e storico della filosofia, fu uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e un importante protagonista della cultura italiana nella prima metà del XX secolo. Discepolo alla Scuola normale superiore di Pisa di D. Jaja (che lo avvicinò al pensiero di B. Spaventa), di A. D'Ancona e di A. Crivellucci; professore nelle università di Palermo (1906-13), Pisa (1914-16), Roma (dal 1917); direttore (1929-43) della Scuola normale superiore di Pisa, di cui promosse l'ampliamento e lo sviluppo; collaboratore con Benedetto Croce per un ventennio nella redazione della «Critica» e nell'opera di rinnovamento della cultura italiana; fondatore (1920) e direttore del «Giornale critico della filosofia italiana»; ministro della Pubblica Istruzione (ott. 1922 - luglio 1924); senatore del Regno (dal nov. 1922); socio nazionale dei Lincei (1932); presidente dell'Accademia d'Italia (dal nov. 1943). Considerò il fascismo come il continuatore della destra storica nell'opera del Risorgimento, e ad esso aderì; ma si tenne lontano, soprattutto nella collaborazione intellettuale, da ogni intransigenza verso persone di opposti convincimenti. Dopo essere stato ministro della Pubblica Istruzione, abbandonò la politica attiva, dedicandosi, oltre che agli studi, alla promozione e organizzazione d'imprese culturali (tra cui l'Enciclopedia Italiana, di cui fu anche il direttore scientifico). Il 24 giugno 1943 riapparve alla ribalta politica con un discorso sul Campidoglio, in cui auspicava, come italiano e "non gregario di un partito che divide", l'unione di tutte le forze per la salvezza del paese, che era sull'orlo della sconfitta. Nella seconda metà di novembre fu nominato da Benito Mussolini presidente dell'Accademia d'Italia, trasferita in quei frangenti a Firenze. E a Firenze fu ucciso da un gruppo di giovani aderenti ai GAP (gli scritti suoi di quel tragico periodo furono poi raccolti dal figlio Benedetto nel volume G. Gentile: dal discorso agli Italiani alla morte, 1950 - Ristampa 2024, Le Lettere).