Sinossi
Una rilettura più mossa e problematica di Ibsen, sottratto per una volta, con gusto provocatorio, alla leggenda critica che lo vuole cantore dei diritti della donna, saldamente inserito nel panorama degli intellettuali "progressisti" di fine Ottocento. Ma anche un libro che - attraverso una scrittura accattivante - si sforza, per un verso, di delineare il quadro di attenzione che accompagnò il sorgere dell'astro ibseniano (da Antoine a Stanislavskij, ma anche da Freud a Groddeck), e, per un altro verso, di documentare l'arco lungo della fortuna di Ibsen presso gli attori e i teatranti italiani (da Eieonora Duse ai registi contemporanei).
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