R. Diolaiuti

Giuseppe Giusti e la genesi del federalismo toscano

Analisi storico-politica sulla nascita dell'idea di nazione

Collana: Saggi, 42
2004, 232 pp.
Temi: Storia
ISBN: 9788871668383

Edizione cartacea

  • Brossura € 18,00  € 17,10

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Sinossi

Prefazioni di Marino A. Balducci e Enrico Francia Nella prima metà del XIX secolo era molto difficile identificare l’esistenza di una coesa comunità nazionale; la penisola era composta da diverse componenti politiche, sociali, economiche che soltanto uno stato federale avrebbe saputo unire nelle loro diversità. L’idea federalista era condivisa dalla maggioranza degli intellettuali moderati toscani e non, tra i quali Giuseppe Giusti. Il poeta era fautore di un’Italia rispettosa delle proprie usanze municipali, in cui ognuno fosse padrone – in casa sua, nel proprio paese e nel proprio territorio – di preservare le tradizioni e di scegliere la forma istituzionale più consona al proprio stato, all’interno di un’Italia federale. Al contempo, egli affrontava in maniera chiara il tema della nazione, intesa non solo come problema politico-istituzionale, ma soprattutto come rapporto nuovo tra l’individuo e la sua cultura, la sua storia, il suo territorio.La questione più dibattuta dalla critica moderna è se il Giusti in politica sia stato un democratico o un moderato: scorrendo la sua biografia è agevole rispondere che fu prima l’uno (fin verso il 1845) e poi l’altro. Sorge così un’altra domanda: per quale ragione egli passò dal movimento democratico-repubblicano a quello moderato-federalista? Un “giudizio” giustiano può fornirci la risposta: «Il comunismo come quello che distrugge perfino la famiglia, non avendo base, anzi trovando repugnanze irresistibili nelle viscere dell’uomo civile, tutto al più galleggerà un momento, e poi cadrà aborrito e deriso, lasciando il campo sterile e sconvolto, e facendo risorgere più vivo che mai il desiderio dell’ordine e della prosperità».

Autore

Riccardo Diolaiuti si è laureato in Storia all’Università di Pisa, come allievo di Alberto Mario Banti. Si occupa prevalentemente di problemi risorgimentali, ma anche delle relazioni e differenze tra “totalitarismi” e “dittature”, e di Storia degli Stati Uniti d’America.