

Postfazione di V. Magrelli La prosa di Arminio è perfetta. Non, o non solo, in senso letterario: immagini e idee sono il suo respiro. Altri testi cercano di dire delle cose, le “traducono”; e vi si può aderire o meno, dunque, sul piano della loro verità. Ma qual è la verità di una scrittura, se non la scrittura stessa? a al di là di quel filo sottile in cui consiste, mentre leggiamo, tutto l’universo.Arminio è uno scrittore talmente originale che di questa originalità ha finito per fare una malattia. Quella malattia che pensa se stessa: perché consiste proprio nel terrore di ammalarsi. Il miracolo del libro, allora, consiste nella sua salute: una splendida salute precaria.Tra il corpo di Arminio e la sua terra, l’Irpinia terremotata e malricostruita, sussiste una profonda relazione. L’uno è il sintomo dei mali dell’altra. Così, alla prosa ruminante e insieme limpida degli aforismi e dei brevi saggi di Circo dell’ipocondria, si associano con naturalezza le immagini di Terra dei paesi, uno dei singolarissimi documentari che Arminio da qualche tempo ha preso a realizzare. Un film fatto, per lo più, di inquadrature fisse: luoghi assorti e silenziosi o bisbiglianti chiacchiere senza fine. Luoghi che sembrano in attesa – di qualcosa d’indefinibile, o forse innominabile. Ci si ricorda delle cartoline di paese, in bianco e nero, dell’“Intervallo” che occhieggiava dagli schermi televisivi di quello che pare un secolo fa.Ecco: quella di Arminio è una scrittura-intervallo. Una scrittura che si prende tutto il respiro di cui ha bisogno perché il suo tempo – indipendentemente dalla sua durata – è in realtà infinito. Naturale che si finisca per vivere nella paura.A.C. ...una Ipocondria elevata a regime psico-politico. È il luogo di un piccolo Golgota profano, dove la crocefissione al proprio corpo, ormai senza più chiodi, appare “come un post it”, vale a dire un “post tutto” […]. Più che a un laboratorio, questo continuo rovello assomiglia, per esplicita ammissione, a un’astanteria, un’infermeria del pensare e ripensare. E sui colori dell’eventuale emblema, pochi dubbi. Milza, spleen, melancolia: ergo, Nero su Nero […].Quanto alla gloria, poi, inutile farsi illusioni: “L’eternità esiste, ma solo in forma di minaccia”.Valerio Magrelli DVD La terra dei paesiProduzione: La farfalla salata - Amministrazione Provinciale di AvellinoRegia e fotografia: Franco ArminioMontaggio: Gerardo ProcaccinoTesti: Franco ArminioVoce: Antonietta FratianniDurata: 37:00 Le immagini di questo video sono state raccolte nell’arco di due anni, dal luglio del 2004 al luglio del 2006, girando in lungo e in largo per tutti i centoventi comuni della provincia irpina, nella parte più interna della Campania. Le riprese sono state effettuate con una piccola videocamera amatoriale e senza alcun addestramento tecnico. Mi sono basato semplicemente su quanto si offriva ai miei occhi segnalandomi la necessità di farsi imprimere sul nastro. Non avevo obblighi di denuncia rispetto ai tanti mali della terra in cui vivo e neppure di compiacimento rispetto alle tante bellezze diffuse nel paesaggio. Il cuore della mia ricerca è stato proprio il paesaggio, còlto nei suoi diversi aspetti e nelle diverse stagioni.Ne viene fuori un videoritratto fatto in prevalenza di inquadrature fisse e di altre in cui il movimento non è mai concitato. Senza la pretesa di raccontare tutti gli aspetti della vita di un territorio passato dalla civiltà contadina a una sorta di postmodernità posticcia, ma cercando di presentare alcune tra le migliaia di scene che ogni giorno si squadernano davanti. La paesologia non ama le astrazioni. L’ombra di un gatto su un muro, un vecchio che tiene la televisione su una botte, una Mercedes parcheggiata in un salotto, le pale eoliche, i giocatori di carte, le processioni, gli uomini seduti a parlare, i bambini che giocano, le vacche, le pecore, le voci degli ambulanti, tutto è importante e va lasciato vorticare insieme al resto senza la fretta di comporre un mosaico.La fretta, la smania, è nella ricerca, nel tentativo di avere i sensi ben aperti per percepire il farsi e il disfarsi delle cose. Ogni immagine catturata rappresenta una pausa, un provvisorio armistizio tra la paura del corpo e la vita spericolata dello sguardo.F.A.
fuoriformatoCollana di testi italiani contemporanei diretta da Andrea Cortellessa
Franco Arminio è nato nel 1960 a Bisaccia, in Irpinia d’oriente. Qui vive e lavora dividendosi tra la paesologia, l’insegnamento nella scuola elementare e le battaglie civili che di volta in volta gli sembrano necessarie. A partire dal 1985 ha pubblicato quattro raccolte di versi: piccoli estratti di una produzione sterminata, in gran parte inedita. In prosa ha pubblicato Diario civile (Sellino, 1999) e Viaggio nel cratere (Sironi, 2003). Negli ultimi anni si è dedicato anche alla realizzazione di documentari sul paesaggio. Oltre a scrivere assiduamente sui quotidiani della sua provincia, collabora a «l’Unità», al «Corriere del Mezzogiorno» e a «Genteviaggi»._x000D_ _x000D_ _x000D_

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