

Nota di E. Pagliarani Postfazione di A. Nove Dietro ogni opera letteraria che si rispetti si nasconde un’ossessione. Ma cos’è, esattamente, un’ossessione? Probabilmente proprio l’incapacità di definirla esattamente; e, ciò malgrado, mai smettere di provarci. Definirla: cioè darle forma, disegnarla o dirla a parole. Il gasometro di Sara Ventroni, una delle figure più note al pubblico della performance poetica, è una di queste ossessioni. E questo libro a progetto racconta il suo lento stratificarsi attraverso i materiali nei quali, di volta in volta, s’è depositata: il poemetto eponimo, il racconto che ne è derivato, i disegni e i collage che sono all’inizio del percorso, infine un saggio col “sugo di tutta la storia”. Residuo d’un paesaggio industriale che enigmatico – persa la sua originaria funzione – punteggia le grandi città d’Occidente, il gasometro s’impone anzitutto come volume e come forma. Una di quelle forme che ti perseguitano, appunto, in modo inspiegabile quanto totalitario: come nelle figurazioni di Bernd e Hilla Becher o nelle quêtes in prosa di W.G. Sebald. Per Sara Ventroni la forma-Gasometro è emblema della nostra archeologia taylorista: del lavoro spietatamente duro, ma pieno di dignità, che ci è stato sottratto, nonché dei generosi ideali che tale condizione rappresentavano e intendevano riscattare; ma anche dei catastrofici nodi incontrati dal pettine novecentesco nello spazzolare la storia contropelo (il gas è pure lo strumento della Shoah). Ed è infine, il Gasometro, allegoria d’un universo di senso circolare e coerente che da molto tempo appare tramontato: in esso si riverbera l’eco della logica autre del Grande Vetro duchampiano e di altri miti di una modernità ormai fossile ma tuttora durevole. Rugginosamente splendente.
fuoriformatoCollana di testi italiani contemporanei diretta da Andrea Cortellessa
Sara Ventroni è nata a Roma nel 1974. Ha pubblicato su numerose riviste e giornali («Nuovi Argomenti», «l’immaginazione», «Accattone», eccetera); collabora a «Liberazione» e al «Foglio». Come performer ha partecipato ai maggiori festival nazionali e internazionali di letteratura, e ha vinto il primo poetry slam italiano. Suoi testi sono stati tradotti in spagnolo da Isabel Miguel, in inglese da Alistair Elliot, in francese da Dominique Garand e in croato da Snjez ana Husic. Per RAI Radio Tre ha raccontato le vite di Jim Morrison e David Bowie (Storyville). Per No Reply ha pubblicato nel 2005 l’opera teatrale Salomè. Nello stesso anno il poemetto Nel Gasometro è stato finalista al premio Antonio Delfini ed è parzialmente uscito su «Poesia».

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