Sinossi

Prefazione di Nanni BalestriniCon un'antologia multimediale (dvd) di Daniela Rossi Tra gli anni Settanta e gli Ottanta, nella provincia emiliana, si nasconde un luogo segreto. Un tesoro nascosto di ricerca poetica, sperimentazione editoriale, esistenza comunitaria. Un centro d’irradiazione lontano dalla luce dei riflettori, e proprio per questo tanto più prezioso – in tempi difficili come quelli. Questo luogo segreto è il Mulino di Bazzano, nella valle appenninica dell’Enza: proprietà di Corrado Costa nella quale, all’indomani della dispersione del Gruppo 63, si ritirano Adriano Spatola e Giulia Niccolai. E dove nasce, con le riviste «Tam Tam», «Baobab» e «Cervo volante», un centro editoriale autogestito, pionieristico in una concezione multimediale, performativa, nel senso migliore spettacolare della scrittura e dell’oggetto-libro. Così la poesia si riscopriva capace – come alle sue mitiche origini – di un coinvolgimento assoluto dei sensi: poesia totale, appunto, nella formulazione di Spatola.Di questa che è stata anche una generazione perduta Corrado Costa, nuovo “giocoliere dell’anima mia”, rappresenta l’anima ludica e distruttiva. Spirito lieve e irriverente, amabile e inaffidabile, Costa elargisce a piene mani un’ironia eversiva, un’invenzione paradossale, un continuo aggiramento dei luoghi comuni (ma anche dei “luoghi” propri): imperturbabile busterkeaton patafisico, lunare funambolo della parola, del disegno, della microazione teatrale, come ha scritto Aldo Tagliaferri Costa è «una sorta di Eric Satie» dell’avanguardia: «un po’ più in qua e un po’ più in là di tutti gli altri». Ogni sua pagina è una sorpresa e una festa. Eugenio Gazzola ha affiancato al meglio delle sue scritture edite, del resto per lo più rare e introvabili, una scelta dal ricco giacimento di inediti depositati alla Biblioteca «Panizzi» di Reggio Emilia; Daniela Rossi ha realizzato un dvd con le sue più esilaranti performances audio e video.

fuoriformatoCollana di testi italiani contemporanei diretta da Andrea Cortellessa

Autore

«Corrado Costa sono due fratelli. Portano entrambi lo stesso nome. Hanno la stessa data di nascita, anche se il c.d. “fratello” è nato, per prontezza di riflessi, nove anni dopo […]. Il professionista lavora e il poeta nullafacente vive felice, entusiasta e irriconoscente […]. “Fondiamo il gruppo dei poeti estensi, sotto l’egida di Ciro Menotti, contro i poeti di Parma”. E il fratello paga. “Vado nel Gruppo 63. Vado a Roma per ‘Quindici’. Per il ‘Caffè’. Facciamo ‘Malebolge’”. I costi salgono». Così, in una delle performances più memorabili, Corrado Costa: davvero avvocato di successo (fu lui a difendere vittoriosamente Altri libertini di Pier Vincenzo Tondelli) nato nel 1929 a Mulino di Bazzano, dove è morto nel 1991 (del “fratello”, da allora, si sono perse le tracce). Numerose le pubblicazioni letterarie, fra le quali però relativamente “visibili” solo i versi di Pseudobaudelaire (Scheiwiller 1964 e 1986; Zona 2003) e The Complete Films (a cura di Paul Vangelisti, Red Hill Press 1983) e i saggi di Inferno provvisorio (Feltrinelli 1971). Postuma l’antologia Cose che sono parole che restano (a cura di Aldo Tagliaferri, Diabasis 1995). «Io non faccio niente, ma lo faccio lentamente».