

Questo libro riflette, da una prospettiva antropologica ed etnografica, sulla pertinenza di categorie come “politica”, “religione”, “società civile”, “spazio pubblico”, “secolarizzazione” e “modernità” quando si affronta lo studio della vita sociale e politica in un’area della Sicilia. Esso sostiene la tesi che un’immaginazione sociologica e storiografica fondata su una troppo netta demarcazione tra tali sfere si mostri sostanzialmente incapace di comprendere dimensioni essenziali della vita di donne e uomini dell’area. Tutta una serie di pratiche legate alle dimensioni collettive della vita sociale e classificate, nei regimi discorsivi della modernità, in categorie nettamente distinte appaiono in realtà accomunate dall’essere inscritte in un’economia morale del sé e dell’agency particolari, stratificate, espressioni di processi storici di lunga durata. Economie morali e dell’azione che il volume indaga con attenzione e che invitano a riflettere sulle particolari declinazioni che la modernità siciliana assume rispetto ai modelli ideali e normativi della contemporaneità euro-occidentale.
Berardino Palumbo (1961) è professore ordinario di Antropologia Sociale nell'Università di Messina. Negli ultimi anni si è occupato dei rapporti tra campo intellettuale, campo politico, istituzioni, religione e memoria in Italia. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi saggi su riviste nazionali e internazionali, Madre-Madrina. Rituale, parentela e identità in un paese del Sannio (1991), Identità nel tempo. Saggi di antropologia della parentela (Argo, Lecce, 1997), L'Unesco e il campanile. Antropologia, politica e beni culturali in Sicilia (2003 e 2006).

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