Sinossi

A cura di Giovanna MinardiNella letteratura della rivoluzione messicana si nota un forte predominio maschile; Nellie Campobello è la prima e una delle poche che vive la rivoluzione nel nord del paese, dove era nato e comandava Pancho Villa, e che scrive in un momento non molto lontano da quello dei fatti narrati in un ambiente in cui i perdenti, i rivoluzionari villisti, non sono ben visti. Il tema della rivoluzione la appassionava, soprattutto il periodo tra il 1916 e il 1920 nello stato di Chihuahua, uno dei periodi più oscuri di tutto il processo rivoluzionario. Cartucho è composto da vari quadri, uniti ra di loro dal leitmotiv della morte, e che ci presentano in buona parte semplici soldati, villisti e carranzisti, che vivono o passano da Parral, il paese dove abita la narratrice. Diversamente dagli altri testi sulla rivoluzione, il personaggio centrale – una bambina – non ha una posizione critica, non disprezza, non inorridisce davanti ai comportamenti degli uomini della rivoluzione. Lei osserva, ama, si affeziona, e soprattutto gioca, gioca con tutti come se fossero dei burattini che il destino e le circostanze storiche le hanno messo davanti agli occhi. Nellie Campobello narra l’orrore attraverso l’esplorazione di un registro estetico, quasi plastico, prossimo alla danza, in cui è assente lo sguardo morale e in cui s’inventa una dimensione ludica dei fatti narrati, creando così un nuovo stile all’interno della letteratura messicana, e latinoamericana in generale.

Autore

Nellie Campobello (Villa Ocampo, Messico, 1900 – Progreso de Obregón, Messico, 1986). In vita fu conosciuta soprattutto come ballerina, coreografa e maestra di danza; dal 1937 al 1984 sarà direttrice della “Escuela Nacional de Danza”. Ha pubblicato: narrativa: Cartucho (1931) e Las manos de mamá (1937); poesia: Yo! Francisca (1929) e Tres poemas (1960); saggio: Ritmos indígenas de México (1940, insieme alla sorella Gloria) e Apuntes sobre la vida militar de Francisco Villa (1940).