A. Dolfi

Gli oggetti e il tempo della saudade

Le storie inafferrabili di Antonio Tabucchi

Collana: Saggi, 101
2010, 146, con illustrazioni in b/n pp.
Temi: Letteratura - studi e testi
ISBN: 9788860874047

Edizione cartacea

  • Brossura € 14,50

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Sinossi

In questo libro, bello e suggestivo, Anna Dolfi, analizzando romanzi, saggi e racconti di Tabucchi, si sofferma su un mondo fatto di oggetti fluttuanti, ontologicamente sfumati eppure proprio per questo straordinariamente veri. Oggetti e spazi disforici – per personaggi inesistenti e paradossali che si muovono in storie abbozzate e mai finite – si rincorrono e intrecciano in pagine tese a rileggere con Leopardi, Hemingway, Beckett… l’ultimo testamento di Tristano, e a interrogare, anche sulla scorta dei testi abilmente occultati dallo scrittore, il ‘terzo genere’ a cui alludono le sinopie del vissuto, i tradimenti della storia, le costruzioni della fantasia. Là dove tutto è sogno di sogno (o per meglio dire allucinazione), ma col risultato paradossale di stare più vicino all’anima che si trova nel luogo del silenzio, della voce fioca, della notte.

Autore

Anna Dolfi insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea a Firenze, alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Tra le sue predilezioni critiche Leopardi e la poesia e narrativa da fine Ottocento alla terza generazione novecentesca. Studiosa di malinconia (lungo questa linea il suo commento a Medusa di Arturo Graf e libri come Giorgio Bassani. Una scrittura della malinconia, 2003; Antonio Tabucchi, la specularità il rimorso, 2006), ha progettato e curato una serie di volumi di taglio comparatistico dedicati alle «Forme della soggettività» sulle tematiche del journal intime, della scrittura epistolare, della malinconia e malattia malinconica, di nevrosi e follia, di alterità e doppio nelle letterature moderne. Su Leopardi ha pubblicato un libro impegnato a discutere, alla luce della filosofia settecentesca e moderna, il nesso pensiero/poesia, negazione/utopia (Leopardi tra negazione e utopia. Indagini e ricerche sui «Canti», 1973) e un’articolata indagine sulle modalità di funzionamento dello Zibaldone (Ragione e passione. Fondamenti e forme del pensare leopardiano, 2000).