Sinossi

La Città di vita, che qui si offre in una silloge di passi significativi, è l’ultimo grande momento creativo di Matteo Palmieri, l’umanista fiorentino della metà del XV secolo che si fece, come dice Marsilio Ficino, «poeta teologo». Il poema è articolato secondo la struttura narrativa e didascalica della visione dantesca del viaggio, compiuto dal poeta nell’oltretomba cristiano attraverso le sfere celesti, l’inferno e il paradiso per conoscere l’origine, la natura e il destino ultimo delle anime. La ricchezza di suggestioni dottrinarie – origeniane, platoniche, pitagoriche – di cui è innervato il testo palmieriano, innestato in un fondamento sostanzialmente cristiano, conferì alla Città di vita un profilo eterodosso tale da indurre il vescovo Leonardo Dati, amico del Palmieri, a corredare il poema di un Commento inteso a giustificarne le opzioni dottrinarie più ardite e compromettenti. Il codice più prezioso del poema (Pluteo XL 53), arricchito dal Commento latino di Leonardo Dati, fu consegnato dall’autore all’Arte dei giudici e dei notai. Sul finire del XV secolo, un proconsolo dell’Arte, affascinato dal contenuto volle ad usum sui trarne un sommario: il manoscritto è e qui si presenta. Esso offre un rilevante motivo di interesse per la fortuna dei due testi in ragione del criterio selettivo adottato dall’estensore, che verte sul tema umanistico della libertà morale dell’uomo. Infatti la trascrizione di una notevole quantità di terzine del poema palmieriano che descrivono le insidie delle tentazioni, soprattutto quelle offerte dall’amore carnale, documenta una radicale istanza etica dell’anonimo proconsolo, evidentemente preoccupato di armonizzare il bisogno innato di felicità mondana, con i dettami della fede in Cristo. Alla felicità si collega anche la poco nota Canzone morale di Leonardo Bruni, di cui il proconsolo colse la suggestione ponendola a suggello delle sua sintesi. Si tratta dunque di una nuova pagina palmeriana in attesa dell’edizione critica della Città di vita e del Commento del Dati cui la Mita attende.

Autore

Alessandra Mita Ferraro (Firenze 1965), laureata in Filosofia con Cesare Vasoli e in Storia con Corrado Vivanti, è dottore di ricerca in Italianistica e sta concludendo un secondo Dottorato in Storia e Dottrina delle Istituzioni. Collabora da tempo con diverse Università e con Centri di ricerca italiani e stranieri. Studiosa di Matteo Palmieri, ha curato la traduzione di due sue opere storiche, La presa di Pisa (Napoli, 1995) e La vita di Niccolò Acciaioli (Napoli, 2001); è autrice della monografia Matteo Palmieri. Una biografia intellettuale (Genova, 2005). Ha scritto anche numerosi contributi, incentrati sul dibattito culturale del secolo dei Lumi e su Giambattista Giovio, di cui ha curato l’edizione e il commento delle Lettere Elvetiche. Diario del viaggio in Svizzera del 1777 con Alessandro Volta (Napoli, 2012).