

Nel secondo volume di Quasi un diario, continua la raccolta degli scritti di Mario Botta (dal 2003 al 2013). In una singolarità acuta e partecipe della scrittura, si apre e si svolge un orizzonte smisurato: incontri, memorie, vissuto, l’inesauribile riflessione sull’architettura, le aperture al pensiero, alla letteratura, all’arte, a testimonianze contemporanee. Fuori da codificazioni situazionali, l’originalità dell’opera di Botta sembra coniugarsi nella dialettica tra il qui dell’esistenza, il primo sguardo e un’apertura incondizionata al di là del “confine”: la frase destinale e la frase infinita, la luce e la gravità, la pietra e il tempo, la finitezza terrena e l’altrove indicibile. Così il suo percorso ideale: dalla casa, alla città, ai luoghi della cultura (la biblioteca, il museo), alle architetture del sacro, alla concezione stessa dello spazio riconsiderato nell’immensità dell’esistenza. Una presenza, Mario Botta, che può essere una conferma di quella frontiera (di quella “svizzeritudine”) che, in un lascito di cultura, sa arrivare all’austerità di un primordio: l’alfabeto di Klee, la sublimità della figura che cammina in Giacometti, la sconfinata lingua di Varlin. Si osservi nel volume la sequenza dei disegni: un racconto continuo nella pagina bianca del mondo.
Mario Botta nasce nel 1943 a Mendrisio in Svizzera. Trascorre l’infanzia nel piccolo villaggio di Genestrerio. Giovanissimo frequenta lo studio di architetti a Lugano. Fondamentali nella sua formazione sono gli anni trascorsi a Venezia all’Istituto Universitario di Architettura dove si laurea con Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Nel soggiorno di Venezia ha occasione di collaborare alle progettazioni per Le Corbusier, Louis I. Kahn. L’attività di docente trova un impegno nella ideazione e fondazione dell’Accademia di Architettura di Mendrisio. Documentata da pubblicazioni, la sua ricerca progettuale si attua in realizzazioni in tutto il mondo.

Ala spazzina
Renato Ranaldi
Senza orologio ma dentro il tempo
Gabriella Benedini
Ultima frontiera
Giovanni Cerri
«Uomo di penna e di pennello»
Ruben Donno
Cieli immensi
Nicolas De Staël
Immagine, voce al femminile
Stefano Crespi