Sinossi

Negli anni Trenta del Cinquecento, sullo sfondo delle guerre d’Italia, molteplici e complesse eredità spirituali confluirono nell’esperienza religiosa dei primi barnabiti: dai fermenti apocalittici e dalle visioni monastiche nella Milano prima francese e poi spagnola sino all’ascetismo savonaroliano di fra’ Battista da Crema. Sottratta a tenaci miti agiografici e ricostruita sulla base di una capillare ricognizione documentaria, la storia della congregazione appare scandita da drammatici conflitti con l’istituzione e in particolare con il Sant’Uffizio, che rischiarono di metterne in discussione l’esistenza stessa. Solo al termine di profonde lacerazioni umane e istituzionali e di una sofferta rimozione delle proprie radici e della propria identità, il nuovo ordine poté infine adeguarsi ai modelli controriformistici ed essere recuperato nel quadro dell’azione borromaica. Nei decenni precedenti, tuttavia, l’inquietante ricerca della santità perseguita dai gruppi barnabitici aveva saputo interpretare esigenze e tensioni largamente diffuse nel mondo urbano del Cinquecento, permettendo all’esigua congregazione di affascinare e coinvolgere le aristocrazie cittadine di Lombardia e Veneto.