La lotta alla possessione diabolica e la pratica della confessione sono due capitoli tra i più affascinanti della storia religiosa dell’Italia moderna. Giovanni Romeo ne ricostruisce aspetti sconosciuti e sorprendenti in una ricerca approfondita e originale, che poggia su una ricchissima documentazione inedita. A Modena, ai primi del Seicento, alcuni autorevoli confessori/esorcisti, quando si accorgevano che il diavolo si era insediato nei genitali delle penitenti, lo sfidavano impavidi nelle zone di occupazione, toccando, soffiando, palpando, con ottimi risultati. Per circa quindici anni parecchie donne furono «guarite» così; e forse lo stesso trattamento fu riservato alla duchessa di Modena, colpita da una malattia misteriosa e irriducibile a ogni cura. Un cauto, imbarazzato intervento dei cardinali del Sant’Ufficio e del papa pose fine nel 1625 ai combattimenti dei religiosi emiliani (l’atipico processo che ne scaturì si può leggere in Appendice al volume).Ma il successo di quelle tecniche audaci non era il frutto di circostanze occasionali. Vi si esprimevano strategie di intervento di ampio respiro, che miravano ad affermare il controllo della Chiesa sulla sessualità femminile. Alla ricostruzione di questo problema è dedicata la parte centrale del volume. Alla ricostruzione di questo problema è dedicata la parte centrale del volume. Gli esorcisti come medici del corpo, ma ancor più i confessori come medici dell’anima furono i protagonisti indiscussi di un processo storico complicato e ricco di sfumature. Il fallimento della confessione dei peccati come strumento di controllo territoriale della moralità e la sua riscoperta come strumento privilegiato del governo spirituale delle donne sono tra gli esiti più importanti di una ricerca approfondita e originale, che poggia su una ricchissima documentazione inedita.