Il Signor Dudron

Giorgio de Chirico ebbe una grande formazione intellettuale (la nascita e la giovinezza trascorsa in Grecia, gli studi a Monaco, i lunghi soggiorni a Parigi). La sua pittura è nutrita di pensiero, di letteratura (ebbe un rapporto di reciprocità e di affetto venerativo con il fratello Alberto Savinio, musicista, scrittore, pittore). Il Signor Dudron è un romanzo autobiografico, e rappresenta la riflessione, il diario psicologico del grande pittore: a vent’anni dalla sua morte rappresenta l’unicità di un documento affascinante. Il Signor Dudron è la specularità intima e segreta di de Chirico; personaggio solenne, ma anche dotato di una duttile ironia. Non accetta l’intellettualismo, l’esercizio sterile dell’arte del Novecento; per lui l’arte è immagine, pensiero, “rivelazione”, “eterno presente”. Per Il Signor Dudron i grandi pittori moderni dell’arte europea (dove l’immagine custodisce la radice di un mondo misterioso) sono Böcklin, Max Klinger, Picasso, Giorgio de Chirico. Il libro affascina per la scrittura cadenzata, per i bellissimi scorci lirici che sono visioni, i quadri stessi di de Chirico: la lontana infanzia, la fontana solitaria in una piazza deserta, il profondissimo azzurro del cielo, le spiagge antiche, i cavalli fantastici, i ruderi e le colonne spezzate. L’edizione, inserita nella collana «Atelier», riporta nel testo una sequenza di rari disegni che sembrano ispirarsi alle pagine del libro (per concessione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico).