

Con riferimenti continui al clima storico e culturale del tempo e documentate ricognizioni che sconfinano nella storia della scienza e della medicina, il libro accompagna la figura del medico nel suo evolversi e mutare attraverso romanzi, racconti e poesie della nostra letteratura. Accanto al buon dottore, inevitabile al capezzale di tisici senza speranze e sollecito nel prestar soccorso agli svenimenti di un’isterica, non perde mai terreno il suo cattivo e immutabile alter ego, il ciarlatano, l’ammazzapazienti, l’odioso speculatore sulla salute altrui. In sintonia con l’evoluzione storica della professione, se all’inizio del secolo il seguace di Esculapio si presenta munito soltanto di un paio di “lancette” per salassare i pazienti, ricorrendo più frequentemente al “balsamo della parola”, nell’Italia post-unitaria il medico risulta equipaggiato dei più moderni strumenti d’indagine, aggiornato sulle ultime scoperte in campo scientifico, in grado di fare diagnosi e impartire terapie con una precisione terminologica sconosciuta ai suoi colleghi di cinquant’anni prima. Il volume suggerisce un viaggio non soltanto letterario, alla ricerca delle origini di un’attuale dicotomia, interrogandosi sul ruolo storico e sociale del medico, che ancora oggi sembra oscillare continuamente tra la mistica dell’angelico curatore di anime oltre che di corpi e l’odiosa maschera del professionista interessato unicamente al portafogli del proprio paziente.

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