Sinossi

Soffici «è un dono» - suona così la famosa definizione di Renato Serra -, uno scrittore che va accettato in blocco nella felicità biologica della sua stessa opera. Eppure dal 1914 molte prospettive sono cambiate: Serra, per esempio, non si accorgeva che, accanto alla prosa d'invenzione, si era sviluppata in Soffici una parallela - e formidabile - attività di critico non solo di letteratura ma - in accordo col lavoro di pittore - specialmente d'arte contemporanea.Anzi, le prove più belle del suo stile letterario Soffici le ha date proprio nell'impegno di polemista instancabile teso allo svecchiamento della cultura italiana, facendo di Parigi un punto di leva per la scoperta delle avanguardie e per il massacro dei filistei che ai nuovi valori si opponevano.Alessio Martini, laureato con Luigi Baldacci all'Università di Firenze, ci dà, con questa ricerca, la stratigrafia di un libro sofficiano, appunto Scoperte e Massacri (pubblicato nel '19 ma costituito di pezzi usciti tra il 1908 e il '15), al quale è affidata l'immagine di un intellettuale allora considerato da Longhi come un punto di riferimento: critico d'arte non solo, ma interprete degli altri critici (francesi e italiani) oppure radicale demolitore di miti. È così che il presente studio - ed è un suo aspetto non secondario -, mentre fornisce notizie essenziali sulla formazione di Soffici, ricostruisce le figure più interessanti della critica d'arte internazionale tra Otto e Novecento; Apollinaire, Denis, Pica, Thovez, come tutti gli altri autori discussi, sono investiti di una luce nuova, talvolta dissacrante.