Nell’occasione del centenario di Alberto Giacometti (nato il 10 ottobre 1901 a Borgonovo nel Canton Grigioni in Svizzera), questo libro di Jania Sarno sembra uscito da un’intima necessità di circostanze biografiche, di cultura, del segno stesso della sua poesia.Nell’orizzonte di un secolo segnato dalla caduta dell’evento, dal declino della temporalità, L’uomo che cammina è l’intuizione centrale e assoluta dell’opera di Giacometti. Queste prose, tra voce e scrittura, tentano la «frase infinita» della finitezza e dello stupore, dell’inquietudine del viaggio e della condizione aurorale dello sguardo.Parigi senza fine, la Val Bregaglia in Svizzera dove l’autrice ferma il profilo severo della valle, i gesti, le testimonianze e quasi le ultime tracce di Alberto, e poi una meditazione per Giacometti in Brasile nel luogo del padre, in cui più struggente è il sogno della malinconia, dei suoi congedi, dei bagliori senza «scrittura».Dove cammina la figura estrema della scultura di Giacometti nella desolazione della contemporaneità? Le prose di Jania Sarno (diario, allegoria esistenziale) sono la commozione che dà la parola all’incanto, al vento dell’infanzia, ai richiami dell’altrove.
Jania Sarno è nata a Roma nel 1958, si è laureata in Lettere alla Sapienza di Roma con Fedele D’Amico. Insegna Storia ed Estetica musicale al Conservatorio di Trento. Nel crocevia delle sue pubblicazioni, tra studi musicali, antropologici, raccolte di poesie, ricordiamo i libri in questa collana: la traduzione e la cura del volume di Yves Bonnefoy, Lo sguardo per iscritto. Saggi sull’arte del Novecento, 2000; L’uomo che cammina. Prose per Alberto Giacometti, 2001.