Il caso Gentile studiato dall’occhio attento e appassionato di un esperto ricercatore. Un’indagine puntuale e rigorosa che, basandosi su documenti d’archivio e su fonti orali primarie – testimonianze di gappisti e partigiani, ricerche nelle nastroteche, negli archivi italiani e inglesi – ricostruisce importanti verità sull’uccisione del filosofo, screditando le ricorrenti illazioni e i tanti luoghi comuni consolidati intorno alla vicenda in oltre sessant’anni di storia. I risultati della ricerca condotta portano prove inedite che rivelano l’inconsistenza della pista fascista – basata su un solo e inaffidabile teste – e l’estraneità dei servizi segreti inglesi all’omicidio Gentile, per concludere che la scelta di assassinare il “filosofo della riconciliazione nazionale” venne presa a Firenze, con il ritorno in città del responsabile del PCI Giuseppe Rossi. Spariscono dal proscenio i grandi nomi, e appaiono figure “minori” rimaste finora in ombra, tra cui quelle di molti intellettuali del PCI fiorentino. L’unico mistero ancora irrisolto resta il “ricatto tedesco” di cui, poco prima della sua morte, fu probabilmente vittima il filosofo che, in cambio della liberazione del figlio Federico, detenuto con i militari italiani in Germania, fu costretto ad esporsi pericolosamente, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Paolo Paoletti da venticinque anni svolge ricerche negli archivi italiani ed esteri e raccoglie testimonianze sulla seconda guerra mondiale. È stato il primo a portare in Italia gli atti delle commissioni d’inchiesta inglesi e americane sulle stragi naziste. Tra i suoi studi cinque saggi sull’eccidio di Cefalonia e Corfù, libri su stragi note come Il Padule di Fucecchio (1994), S. Anna di Stazzema (1998), S. Miniato (2002), Fossoli (2004) e meno note come Pietransieri (1996) e Pedescala (2002). Tra i titoli anche alcuni su Firenze, tra cui Firenze guerra & alluvione (1985), Firenze giorni di guerra (1992) e Il delitto Gentile (2005).
Luciano Mecacci, La Lettura, 24/03/2024
Fuoco su Gentile, caso aperto