“L’ala ferita ancora / Vola, ma ha perso il cielo”: i versi di Viola di morte che danno il titolo al volume esemplificano la “brama d’infinito brutalmente spezzata, frustrata e vanificata dalla prosaicità della vita” che costituisce uno dei temi di elezione di Tommaso Landolfi. Ritenuto dalla critica il più virtuosistico prosatore italiano del ‘900, solitario, appartato, eccentrico dandy con la passione divorante per il gioco, ebbe frequentazioni letterarie (tradusse Gogol, Dostoevskij, Tjutcev, Tolstoj, Turgenev, il Cechov dei racconti e, dal tedesco, Hoffmann e Novalis) che lo potrebbero apparentare ai grandi narratori fantastici dell’800, ma il suo immaginario è aggiornato ai fantasmi onirici del Surrealismo e alle profondità novecentesche dell’inconscio. In questo libro Arcangelo Mazzoleni compie un’immersione nel continente sommerso che è alla base della produzione poetica di Landolfi: attraverso un’analisi delle tre raccolte Breve Canzoniere, Viola di morte e Il tradimento ne coglie i rapporti cogli scritti di narrativa, rinvenendo poi i molteplici influssi della sua ispirazione, analizzando la sua lingua fastosa e barocca, immaginifica, nonché scavando nel territorio oscuro delle sue ricorrenti ossessioni: il tema pervasivo della Madre perduta, lo straniato orrore per la quotidianità domestica, la ripresa dell’immagine gotica della Donna, “creatura angelicata o malefica Medusa”, o “la morte del Sole”: proiezione apocalittica di un’immane catastrofe interiore.
Arcangelo Mazzoleni, nato a Catania, vive e lavora a Roma dove si è laureato con lode in Lettere all’università La Sapienza con una tesi di letteratura italiana moderna e contemporanea e ha conseguito il diploma di regìa al Centro Sperimentale di Cinematografia, presso cui ora insegna scrittura creativa. Poeta, saggista, critico, drammaturgo, artista visivo, è autore di documentari e regìe per Rai Cultura e Rai Letteratura. Ha pubblicato i volumi di poesia: L’uomo plurale (1980), finalista Premio Biella Opera Prima 1981, Le galassie incognite (1989) e Gloria dell’istante (2006), primo premio Poesia Opera edita Città di Leonforte 2007; testi teatrali scritti con Mariella Buscemi e rappresentati in teatri Stabili con la sua regìa (Guernica: Romancero della guerra di Spagna, Euridice, Diktat: Il tempo del Titano, L’occhio selvaggio) e diversi studi di narratologia (linguaggi visivi e teorie del cinema), adottati dalle Università e tradotti anche all’estero. Critico letterario e d’arte, ha collaborato per anni come corrispondente da Roma alla pagina culturale del quotidiano La Sicilia. I suoi saggi sono pubblicati su periodici, cataloghi d’arte e in Atti di convegni. È stato consulente letterario e editor degli adattamenti per la Direzione nazionale Rai Fiction. Ha insegnato linguaggi cinematografici all’Università di Roma Tor Vergata e sceneggiatura nei corsi Rai-Script per i nuovi sceneggiatori.
Come “riconoscimento alla sua ricerca artistica multimediale” l’Istituto Nazionale per la Grafica-Calcografia, col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, gli ha dedicato la mostra antologica Arcangelo Mazzoleni: Il mondo al fuoco dello sguardo. Film, video, foto, disegni e tecniche miste su carta e un libro (catalogo Novi Editore) che ne ripercorre le esperienze ed è arricchito da vari testi critici, anche personali, di riflessione teorica.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna, con la Giornata di studio Corpi e mondi in vertigine: Film e Poemi di Arcangelo Mazzoleni, Roma 2018, ha presentato la sua poesia ed i film d’artista che, restaurati digitalmente dal Centro Sperimentale e conservati nel Fondo storico a suo nome, sono anche nella collezione di The Film-Makers’ Cooperative di New York. In tale occasione la sua ricerca poetica e filmica è stata mostrata in un contesto unitario al fine di sottolineare la centralità della poesia nelle varie forme espressive da lui praticate.
È stato Alberto Moravia per primo a sottolineare questo connubio quando, recensendone i film Aurélia e Lo spazio interiore, ispirati all’Aurélia di Gerard de Nerval e a Henri Michaux, ha scritto su L’Espresso: Ci troviamo di fronte a due composizioni che in letteratura sarebbero due poemi... Si prova di fronte a questo veloce susseguirsi di martellanti illuminazioni, la sensazione che l’artista sia alla ricerca dell’immagine definitiva.
La natura visionaria della sua ricerca fra poesia e cinema è stata rimarcata da Nelo Risi che ne ha messo in evidenza il linguaggio immaginifico e la vibrata protesta morale ascrivendo Mazzoleni nel novero dei poeti fantastici e metafisici: Lo scrivere per immagini è proprio dei poeti fantastici... Mazzoleni si batte e si dibatte contro la degradazione e la disumanizzazione dell’epoca, vuoi con fierezza vuoi con disgusto, ma la sua è una vergogna metafisica, di chi sa che l’uomo si è allontanato da se stesso, dal suo fondamento (Prefazione del libro d’esordio L’uomo plurale). Molti anni dopo Mazzoleni gli dedicherà il documentario Nelo Risi, poeta e regista. Ritratto di Arcangelo Mazzoleni, realizzato per Rai Cultura e ora sul portale Rai Letteratura.
La ricerca intersemiotica fra letteratura e film si è sviluppata negli anni con altre opere cinematografiche intrise di riferimenti letterari, come il filosofo Franco Rella ha puntualmente evidenziato: Il film Le temps des Assassins di Mazzoleni, ispirato al poema in prosa Matinée d’ivresse, non è solo un’opera straordinaria, ma è anche una straordinaria esegesi della veggenza di Rimbaud... È uno spazio in cui l’io e le cose perdono il loro statuto abituale, e dunque si mostrano orribili, spaventose, e al contempo meravigliose, perché, come ha scritto Rilke, la bellezza è sempre all’inizio tremenda” .
“Viaggi onirici”, “poemi visionari”, “sinfonie visive” sono stati via via definiti dalla critica gli altri suoi film: Anabasi e Catabasi ispirati a Eraclito, Freud e Saint-John Perse; Da corpo a cosmo e Mandala opus#7 a suoi poemi; Sole nero a Nerval e Giovanni di Patmos; Allegoria della luce e dell’ombra a Jorge Luis Borges.
Attualmente sta preparando un’autoantologia delle sue quattro raccolte poetiche, da lui concepite come un’opera unitaria, una quadrilogia che – pur nella molteplicità dei temi e delle forme e nelle diverse modulazioni del tempo storico – partendo dalla seconda metà dei Settanta arriva ad oggi.
Un altro fronte espressivo è rappresentato dalla scrittura del suo memoir, un’opera in progress dove, affrontando una forma letteraria libera, sperimentale (che si situa all’incrocio fra la poesia, con i poemi in prosa per le parti più autobiografiche, il memoriale e il saggio per quelle più discorsive: in una prospettiva da lyric essay), racconta, fra i tardi anni Cinquanta, l’esplosione libertaria del ’68 e la partecipazione all’“ala creativa” del Movimento del ‘77, la formazione e la nascita della sua vocazione d’artista.
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